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Il Trebbiano che inganna il tempo
Marina Cvetic: quando un vino racconta una storia
Pubblicato il 16/12/2025

Si è svolta a Roma martedì 2 dicembre, nella sede centrale della Fondazione Italiana Sommelier, nell’elegante sala Michelangelo dell’Hotel Rome Cavalier Hilton, la degustazione in verticale storica di 12 annate di Trebbiano della linea Marina Cvetic, firmata Masciarelli. Si parte con l’annata 1998, per arrivare alla 2023, attraversando un arco temporale che racconta di come questo vitigno riesca a esprimersi attraverso lo scorrere degli anni.  Evento unico più che raro, in esclusiva assoluta, dato che alcune delle bottiglie presentate erano le ultime riserve della cantina. Evento epocale per l’azienda e tassello ulteriore nelle indagini gustative di come il tempo lasci evolvere i grandi bianchi italiani. Presenti in cattedra Marina Cvetic, sua figlia Miriam Masciarelli e l’enologo Attilio Alfino; accompagnati dall’affezionato docente Luciano Mallozzi.

Verticale Trebbiano Masciarelli, presentazione ufficiale
Il servizio del vino
La visione di Gianni Masciarelli

Non si può iniziare a raccontare senza parlare del fondatore dell’azienda Gianni Masciarelli, del suo forte intuito imprenditoriale condito da quella sana follia e quella giusta dose di rischio che accomuna tutti i giovani produttori di vino agli albori della loro avventura. Così nel 1981 nasce da soli 2,5 ettari vitati nella provincia di Chieti la cantina che oggi conta ben 300 ettari vitati, sparsi in 60 appezzamenti nelle quattro province regionali. Gianni ha creduto nella vocazione di queste terre, predisposte alla viticoltura da sempre, grazie alle diversità climatiche e territoriali. Tra il Gran Sasso e la Maiella, tra le zone teramane e il mare Adriatico, passando per i calanchi, le uve catturano nutrimenti differenti che permettono poi al vino di regalare emozioni e sensazioni profonde e variegate, interpretando in modo pulito ed efficace un territorio così straordinario. Ancora oggi, Gianni, nonostante la sua scomparsa, rappresenta uno dei padri ideatori della vitivinicoltura abruzzese contemporanea, capace di coniugare tecniche innovative in vigna e in cantina, rivoluzionando gli standard produttivi dell’epoca. 

Il Castello di Semivicoli
La famiglia Masciarelli

Diverse sono le linee che compongono l’intera gamma, tutte ispirate ai capisaldi della filosofia aziendale basati su tre principi fondamentali: qualità, sostenibilità e artigianalità. Da questi presupposti, nel 1991, prende vita dal legame privato tra Gianni e Marina, l’idea di creare un Trebbiano dedicato a lei che rispecchiasse l’anima più pura dell’Abruzzo. In vigna si lavora con piante la cui età varia dai 15 ai 60 anni, allevate a tendone e pergola, le rese si riducono fino ad arrivare agli 80 quintali per ettaro; mentre in cantina si sperimenta un uso intelligente dei legni. L’azienda diviene simbolo e sinonimo di qualità; etichette che sanno custodire autenticità e finezza sono i biglietti da visita. Importante l’eredità che Gianni lascia a Marina, un compito arduo quello di tenere alta l’asticella della produzione d’eccellenza; una missione che lei sta onorando e portando avanti con successo, grazie all’ausilio dei suoi figli e tanta passione. 

Il forte legame con il territorio
Annata 2023 - Trebbiano Marina Cvetic
Verticale Trebbiano Marina Cvetic: le annate in degustazione

2023 - Paglierino chiaro nel primo calice. Al naso un ventaglio aromatico intrigante di pesca matura e sfumature vanigliate, note tostate che ricordano il miele. Vivace, sorretto da piccante freschezza e sferzante sapidità, note citrine evidenziano una bella verve fresca; emergono tratti di gioventù.

2020 - Il colore acquista una sfumatura lievemente più intensa. Ampiezza a tutto tondo, profumi di zenzero e zafferano, erba limoncina e coriandolo, aprono a sensazioni di pietra focaia che evidenzia l’attitudine gastronomica di questo vino. Dinamismo in bocca, belle vibrazioni sapide risuonano in progressione gustativa.

2018 - Si vira verso un colore paglierino tendente all’oro, straordinaria luminosità. Ginestra, mango, mela cotta e pesca gialla matura fanno da incipit a note più complesse di spezie e garbata tostatura; vaniglia, resina e cera le sensazioni in chiusura. Attacco fresco al palato, piacevole e morbido nelle percezioni di pasticceria e  mela cotogna; sprigiona energia solare, per concludere con una bella dote di sapidità.

2017 - Colore sempre più intenso. Netti ricordi di agrume, lime e limone, anticipano un mix di erbe aromatiche e macchia mediterranea, nocciola, poi fieno tagliato, tracce minerali e spezie più soffuse. Bocca cremosa e vellutata, burrosa e molto piacevole, lascia intuire un accenno di morso tannico. Forti sensazioni di freschezza e sentori minerali restano a lungo.

2016 - Colore oro chiaro nel calice. Bagaglio di spezie fini inebriano il naso, mandorle tostate, agrume candito, fiore di tarassaco, e ancora corbezzolo e finocchietto selvatico. Al palato è avvolgente, con rimandi olfattivi chiari, supportati dalla componente fresca ancora vibrante. Emerge la vena minerale che accompagna le papille fino al sorso successivo.

2014 - Oro ancora più nitido. All’olfatto sprigiona pennellate di toni fumé, sensazioni più evolute di affumicatura si distinguono incantevoli. In bocca colpisce subito la progressione di freschezza che conduce a una sapidità, sorretta da spalla minerale, pulita e decisa in chiusura. 
 

Gli ospiti in sala Michelangelo

2013 - Prosegue l’escalation cromatica nel bicchiere. Ricordi limpidi di corteccia, sottobosco e uva spina rimandano a profumi di ginestra, agrumi e alloro; erbette aromatiche e sentori più complessi di curry stuzzicano l’olfatto incuriosendo fino al sorso. Ancora precisa la spalla acida che si allunga verso la sapidità. Dopo 12 anni resistono netti i tratti di gioventù.

2006 - Luminoso oro intenso alla vista, conduce il naso su componenti olfattive ricche e complesse. Si distingue lo zenzero candito che apre a fragranze minerali e di spezie fini più sofisticate. Intenso al palato, ricco di materia e appagante nei ritorni dei profumi. Lungo nella persistenza. 

2005 - Netto il distacco agli occhi, il colore vira verso l’oro-ambra. Essenze di cedro candito e albicocca disidratata incantano l’olfatto conducendo a sentori di pappa reale e cera d’api, ancora erbette officinali essiccate, timo e mentuccia; spicca l’uva sultanina su fondo di sottobosco smosso e terriccio. Il sorso è caldo e sontuoso. Minerale e sapido nei sapori e nella persistenza.

2003 - Evidente nel calice un manto ambra ancora luminoso. Impatto olfattivo distinto su note di fieno odoroso e accenti di fiammifero spento, ancora pot-pourri floreale con impunture di ginestrino e timo. Segue una timbrica fruttata di pesche sciroppate, poi legni di balsa e cornice resinosa che si distende su ricordi a tratti smaltati. Al sorso incipit sapido con allunghi continui ai richiami del naso. 

2000 - Colpisce la stabilità del colore ambra deciso. Intrigante al naso fra accenti di camomilla essiccata e note di miele di castagno, poi foglie di ulivo e alloro, ancora corbezzoli sotto spirito e cenni di terriccio aprono a emozioni di olive al forno su sfondo ammaliante di soffi iodati dai contorni minerali. Assaggio preciso e affilato con accenti sapidi continui e ben ritmati. Lunghissimo nella persistenza.

1998 - Cede nella luminosità ma resiste nell’intensità cromatica ambra. S’innalzano note minerali che incorniciano suggestioni di terriccio e sottobosco, note fungine e di fogliame smosso, preparano a ricordi di legni antichi e torba su sottofondo di pera sotto spirito ed eco di acqua di rose. In bocca mantiene inaspettata una verve fresco-sapida che distende un sorso sinuoso e affascinate che invoglia al prossimo sorso.



Giulia Di Giovanni

Annata 1998 - Trebbiano Marina Cvetic
Le differenze cromatiche

Masciarelli
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